LE MANI SULLA CITTà... ANCORA (articolo pubblicato su «La prima pietra»)
Massimo Ammendola
Il recente rogo doloso di Città della
Scienza, che ha tanto scosso Napoli, e che non ha ancora colpevoli,
potrebbe accelerare le procedure per la modifica del piano urbanistico
attuativo, come
suggerisce il collega Ciro Crescentini.
Viene quindi da malignare: forse sono
stati in molti ad esultare, così come accadde poco dopo il terremoto de
L’Aquila?
L’oscura borghesia napoletana si starà
sfregando le mani? Non c’è da illudersi, la città era ed è ancora nelle
loro mani. Il sindaco De Magistris è stato eletto grazie all’appoggio di
personaggi del calibro degli sposini Marilù Faraone Mennella
(costruttrice, a capo della cordata Naplest) e Antonio D’Amato (ex
presidente Confindustria), di Alfredo Romeo (Gruppo Romeo, alberghi e
servizi integrati ai Patrimoni Immobiliari), di Paolo Graziano
(presidente Confindustria Napoli, indagato nello scandalo Finmeccanica).
Ai primi due si dice abbia promesso mano libera su Napoli est (dove
infatti dopo l’affair PalaPonticelli pende in primis la minaccia del
nuovo stadio, una speculazione da oltre 750 milioni di euro, almeno 6
volte il costo di altri nuovissimi stadi europei); il secondo, oltre
alla già ricevuta gestione delle dismissioni del patrimonio comunale,
desiderava l’affido del progetto Insula, una riqualificazione urbana
dell’area dell’antica Dogana aragonese tra via Marina e via Depretis,
vicina al suo albergo “Romeo”, al fine di farci un bel parcheggio. Ed
infine, al numero 1 degli industriali napoletani, il Sindaco pare avesse
promesso un’accelerazione mirata della riqualificazione di Bagnoli, che
doveva avere come apripista l’America’s Cup, strumento per succose
modifiche dei piani già esistenti. Si ricorda in particolar modo il
mostruoso progetto di costruzione di un’uscita della Tangenziale a
Bagnoli, caldeggiata da De Magistris stesso e dall’eterno presidente di
Tangenziale di Napoli Spa, Paolo Cirino Pomicino. Grazie a uno degli
ultimi rantoli dell’Assise della Città di Napoli, con l’esposto alla
magistratura, il “pericolo” America’s Cup è stato per ora eliminato,
visto che la colmata a mare di Bagnoli è inquinante e va rimossa.
La situazione nella zona ad ovest di
Napoli si è quindi bloccata per l’ennesima volta, le gare per
l’assegnazione dei lotti sono andate ancora deserte. Mentre la bonifica
è stata affidata a ditte in odor di camorra che pare abbiano sparso gli
inquinanti su tutta l’area, invece di eliminarli…
Insomma, l’unica eccezione sembrava
essere Città della Scienza. Sembrava: costruita dalle istituzioni
pubbliche abusivamente, senza neanche bonificare il terreno industriale
su cui è sorta, nel 2010 aveva un risultato di gestione negativo di
circa 1,8 milioni di euro, pur (pare) vantando crediti per vari milioni
di euro da parte del Miur e di altre istituzioni, e nell’ultimo anno non
era neanche riuscita a pagare i propri dipendenti. In sintesi possiamo
dire che la Fondazione Idis ha gestito in questi anni un bel giro di
denaro in maniera poco trasparente, un carrozzone bassoliniano costruito
con nomine politiche, ad alimentare il più classico dei sistemi
clientelari all’italiana.
Ora che è andata in fumo, riceverà i
soldi delle varie polizze assicurative che la proteggevano da eventuali
incendi. Lascia perplessi l’assenza o il non funzionamento del sistema
antincendio; così come il fatto che le telecamere di sorveglianza non
registravano, e non erano neanche presidiate… E il fattaccio è accaduto
proprio qualche settimana prima dall’ennesima vendita dei lotti
dell’area di Coroglio-Bagnoli, ad un prezzo ribassato, e sempre senza
una vera bonifica, e che ora avranno vista mare.
Scommetto che ora il Sindaco proclamerà
che la Città della Scienza la costruiremo ancora più grande e bella, ma
più dietro… e senza bonifiche, come sempre. Già l’anno scorso
l’assessore all’urbanistica De Falco parlava di delocalizzazione di
questo abuso oltre le mura dell’area ex Italsider. Liberando quindi
“gustosi” spazi sulla costa. Infatti, scrive ancora Crescentini, il
gruppo Caltagirone potrebbe avanzare pretese e richiedere il permesso di
costruire alloggi e alberghi sul mare sull’area Cementir di sua
proprietà… O questo incendio potrebbe offrire nuovi spazi alla prossima
America’s Cup… Chissà. Sta di fatto che questa “disgrazia” potrebbe
essere il volano per sbloccare molte situazioni congelate dai piani
urbanistici.
Il pericolo è che tra qualche settimana,
una volta spenta l’indignazione, rastrellati dalla Fondazione Idis i
soldi della raccolta fondi e quelli delle assicurazioni, come al solito
ci dimenticheremo di tutto, si ricollocheranno (forse) i 160 sfortunati
che sono senza lavoro, e si riapriranno le danze oscure degli
speculatori. Le famose e “antiche” mani sulla città. Che sarà tornata a
dormire.
MARZO 2013