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08
Ottobre 2012

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Americanismo oggi

SIETE STATI A TIMES SQUARE?

Marilisa Moccia

 

Ah, la Grande Mela! Se fosse esistita veramente una grande mela ci avrebbero di sicuro piazzato su un mega schermo. Fior fiore di businessman avrebbe fatto a gara per accaparrarsi pixels & pixels di immagini colorate e accattivanti, una grande mela roteante, poi, sarebbe stata veramente il massimo. Ma una mela tanto grande non esiste e allora, che si fa? Niente paura. Si usano i brick dei fabbricati di quella parte di città, siamo a New York, in cui Broadway incrocia la settima Avenue. Interi immobili svuotati della loro funziona abitativa e utilizzati come sostegno per giganteschi schermi digitali – si badi, non cartelloni con immagini fisse immagini patinate, in movimento, animate e rumorose. Una grande piazza disabitata ma affollatissima in cui essere bombardati 24ore su 24. Ecco, siete a Times Square. Se nella Parigi Ottocentesca furono inventate le vetrine per suscitare il desiderio dell’acquisto e creare una barriera invisibile, ma valicabile, tra l’homo consumans e la res desiderata, gli schermi di Times Square sono andati oltre: una pornografia del desiderio mercificato le cui immagini sono trasmesse all’unanimità ovunque ci si rivolga.

Il negozio di Bubba ne è l’apoteosi. Chi non ricorda Bubba che sognava in Vietnam di assoldare Forrest Gump nel commercio dei gamberi, prima che una pallottola se lo portasse via? Nel film di Robert Zemeckis, Forrest fonda la Bubba Gump Shrimp co., per dare una risposta alla volontà inesaudita dell’amico Bubba.

A Times Square, il luogo in cui tutti i desideri hanno diritto di cittadinanza, anche quelli di Bubba, è possibile visitare il Bubba Gump Shrimp co., non una pescheria in cui si vendono gamberi, come i più ingenui potrebbero pensare; vi si trovano in vendita gadget del negozio che, a loro volta, pubblicizzano un’omonima catena di ristoranti. Maglie, berretti, mugs, targhe, tutte rigorosamente firmate dalla compagnia di Bubba e Forrest, ipostasia di un logo. 

Più in là, mentre l’immagine di un enorme m&m’s scorre sullo schermo, un enorme m&m’s procaccia clienti da invitare nello m&m’s store in cui sarà possibile trovare un dispenser di m&m’s a forma di statua della libertà. Logo, patriottismo e souvenir.

A proposito di patriottismo, a Times Square è possibile fare incontri d’eccezione. L’ultimo lunedì di maggio, in America si festeggia il Memorial Day per commemorare i soldati americani caduti di tutte le guerre. Come piangere afflitti i figli della patria? L’America, dei 1857 caduti in Afganistan e dei 4485 caduti in Iraq a oltre dieci anni dal crollo delle torri, non può certo sottrarsi dalla fervente attività di autopromozione e pubblicità e così l’esercitò mostra se stesso: al centro della piazza, davanti al celebre schermo a forma di globo, che declamava la proprietà del mondo, vengono portati mezzi cingolati e ruotati, enormi mostri mimetici su cui i bambini si affrettano a salire perché i genitori li immortalino in una bella foto ricordo da mettere in salotto. Generosi soldati, pronti a mostrare il loro equipaggiamento, mettono armi e giubbotti nelle mani e sui dorsi di estasiati cittadini che fanno a gara per eternare i loro quindici minuti di gloria. I quindici minuti di celebrità con cui il futuro, diceva il profeta, Andy Warhol, avrebbe accolto l’umanità. Come negarlo? Siamo nel futuro. Sul mega schermo Toshiba di recente installazione vengono proiettate le immagini di ciò che si trova di fronte ad esso. Ci si accapiglia, dunque, per accaparrarsi un posto in prima fila e poter comparire riflessi nelle riprese proiettate in tempo reale sullo schermo, in un contorto gioco di narcisismo auto-promozionale: l’osservato che osserva se stesso mentre viene ripreso e osservato dagli astanti che osservano osservanti in osservanza alla leggi del libero mercato. Sia lecita l’osservazione. Ma il top si raggiunge salendo sul bus trasparente che fa il giro della piazza e dei luoghi limitrofi. I viaggiatori sono seduti su comode poltrone, disposte orizzontalmente lungo la fiancata interna del bus. Anche qui vige il diktat dell’osservante che osserva osservato: quando il bus passa è inevitabile gettare uno sguardo tra i fortunati osservatori seduti che, preferibilmente con una mega bibita rinserrata fra le proprie mani, si dedicano alla comoda osservazione dell’esterno assicurandosi, all’interno, di essere ben in vista. 

E nelle case? Stanchi, stremati, «rumoraggiati» e  ammaliati da tutto quanto è possibile trovare pubblicizzato e venduto non resta che affidarsi all’amica di sempre: la tv, che in quel momento pubblicizza un cuscino. Non certo un cuscino qualsiasi ma My pillow[1], il cuscino a forma di cuscino che si comporta proprio come un cuscino. Non un cuscino che si stropiccia ma un cuscino bianco dalla caratteristica conformazione da cuscino che potrai lavare in lavatrice; il cuscino che porterà benessere ai tuo nervi cervicali, al tuo collo e alla tua spina vertebrale, perché, su questo cuscino, potrai, addirittura, poggiarci la testa! «È grandioso, lo amo», afferma la bambina bionda intervistata: deve essere una nonnina di 80 anni con evidenti problemi cervicali, ringiovanita dopo l’uso continuativo di My pillow. Sogni d’oro.

 

LUGLIO 2012

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