PRESENTAZIONE DEL NUMERO
Redazione
		Il numero 12 di «Città future» che qui 
		vi presentiamo sarà l’ultimo in cui gli articoli pubblicati non 
		rispondono ad un tema generale, ma seguono ancora lo schema della 
		rivista divisa per rubriche che si è venuto imponendo negli ultimi 
		numeri. Dividere i pregi dai difetti di quest’impostazione “storica” lo 
		lasciamo fare ai nostri lettori, riservandoci, piuttosto, il compito di 
		segnalare loro l’inizio di una nuova stagione, a cui abbiamo deciso 
		dovrà corrispondere l’inaugurazione di un modo diverso di realizzare i 
		numeri della rivista, incentrati, da oggi in poi, attorno a dei temi 
		teorici preventivamente proposti ai nostri collaboratori (e perché no ai 
		nostri lettori), a cui seguirà una seconda parte dedicata in modo 
		specifico alle inchieste e all’approfondimento delle “esperienze” 
		d’alternativa che si pongono oggi sulla scena della società.
		Presenteremo tutto ciò comunque in modo 
		più adeguato nel prossimo numero. Per venire al presente, e cioè al 
		numero 12 in questione, va messo anzitutto in risalto il contributo 
		dell’editoriale curato dalla redazione, perché con esso si continua 
		l’analisi della strategia che le classi e i gruppi dominanti stanno 
		mettendo in atto nella prospettiva di rinnovare le forme e i modi di 
		riproduzione del capitale su di una scala globale. In particolare si 
		mette a fuoco il tema della 
		gratuità delle merce come elemento sostanziale e simbolico del 
		rinnovamento del capitalismo agli occhi delle masse. La tecnologia della 
		comunicazione, dunque, internet sicuramente, ma non solo, mette in luce 
		meglio di altre forme e di altri settori industriali la prospettiva di 
		legare la riproduzione del capitale ad un’immagine generosa e, al tempo 
		stesso, onnipotente del sistema del consumo, il quale non mettendo 
		limiti, e, cioè, dando tutto con pochissimo a chi gli accorda il proprio 
		consenso, e che nel momento stesso in cui ci rende utenti senza 
		chiederci apparentemente un costo per ciò (si pensi a google, facebook, 
		etc.) in verità lega la nostra vita in modo molto più subdolo al 
		progetto di arricchimento di alcune poche
		corporations dalla dimensione, 
		come è evidente, del tutto transnazionale.
		
		Di seguito troverete poi un interessante 
		sviluppo del tema dei luoghi e delle alternative allo sradicamento 
		dell’esperienza contemporanea in un contributo di Alessandro D’Aloia che 
		ha il pregio di tenere insieme diversi aspetti della visione critica sul 
		presente: in esso si tratta, infatti, dal tema della smaterializzazione 
		dell’esperienza come conseguenza della virtualità, a quello della 
		migrazione come tratto tipico della contemporaneità, alla questione 
		della città, al tema del destino del lavoro umano nella nostra società 
		ipertecnologica.
		
		D’altro canto su questo tema si sofferma 
		anche il contributo di Mariano Mazzullo che con una disamina del 
		rapporto fra internet e le nuove generazioni mette a tema da un lato il 
		rapporto che sussiste fra il presunto superamento della materia, grazie 
		all’informatica, e il ritorno di tale materialità nella forma della 
		ristrettezza dei punti di vista sul mondo, dall’altro quello del 
		rapporto che sussiste fra nuova dimensione informatica, il tema del 
		lavoro e la connessa espropriazione di valore e di senso, e quello della 
		proprietà.
		
		Sempre all’interno della rubrica
		Esperienza e rappresentazione 
		troviamo poi i contributi di due nuovi nostri collaboratori con cui 
		siamo entrati recentemente in contatto. Del primo, Vittorio Lubrano, 
		pubblichiamo un’attenta ed utile ricognizione della fortuna, o sarebbe 
		meglio dire sfortuna, del pensiero di G. Debord, pensiero tanto più 
		celebrato, quanto spesso frainteso, in buona o cattiva fede che sia. Si 
		ricostruiscono nell’articolo di Lubrano le connessioni e le riprese di 
		tale pensiero con i pensieri successivi di Agamben, Perniola e Nancy, 
		non prima di aver riportato alcuni dei tratti caratteristici della 
		figura del filosofo francese morto suicida nel 1994 a Champot – Bas 
		lasciando a noi il compito (per chi se la senta naturalmente...) di 
		sviluppare la comprensione della natura spettacolare del nostro mondo. 
		Dall’altro canto abbiamo il contributo di Salvatore Marfella, il quale 
		presentandosi nella forma di una recensione di un classico, va, 
		tuttavia, al di là di questo genere, e si presenta come una maniera di 
		riflettere sull’origine della società dello spettacolo e sulle forme 
		televisive che essa assunse in particolare in Italia, luogo ideale, come 
		sottolinea Lubrano, agli occhi dello stesso Debord, per analizzare i 
		fenomeni nuovi dello spettacolo e della spettacolarizzazione della vita. 
		Tale spunto è approfondito, in particolare, da Marfella attraverso lo 
		sguardo di Fellini (anche se l’incipit pasoliniano sancisce il tono 
		dell’intero articolo) e di uno dei suoi ultimi film,
		Ginger e Fred del 1985.
		
		Di qui si passa poi ad un altro 
		contributo di Alessandro D’Aloia, ricavato, da una discussione avuta in 
		preparazione del 
		seminario presso l’Istituto Italiano per gli studi filosofici del prossimo Giugno sul 
		tema della pornografia. Lo si segnala, perché pur trattandosi di temi da 
		sviluppare, esso punta l’indice su uno degli aspetti inquietanti – e 
		forse proprio questo ci testimonia trattarsi di qualcosa di profondo, 
		vale a dire di particolarmente “reale” – della nostra nuova psicologia 
		determinata dal mondo del social, dove socializzabile e socializzata è 
		anche (e soprattutto ormai) la pornografia, nella sua forma diretta (la 
		pornografia in quanto tale) e quella indiretta (tutto il resto, in 
		quanto esito della pornografizzazione dell’esperienza sensibile tutta).
		
		Per quanto riguarda, invece, le 
		inchieste in questo numero vi presentiamo un’intervista che non potrà 
		passare in secondo piano per il tema, e per l’interlocutore incontrato 
		da Massimo Ammendola. Sul tema attualissimo della terra dei fuochi, 
		emblema di come si vanno gestendo i rapporti di potere sul nostro 
		territorio, in un luogo in cui si intersecano politica, stato, affari, 
		malavita, forza pubblica, ha risposto alle nostre domande il parroco Don 
		Maurizio Patriciello, già noto ai più per il suo intervento nella 
		questione e la sua lotta contro la distruzione ecologica (e 
		antropologica) di un’intera regione dell’Italia.
		Sulla medesima questione presentiamo 
		anche il contributo di Ornella Esposito, che riporta l’esito di un 
		colloquio con il Prof. Massimo Fagnano, coordinatore di un gruppo di 
		ricerca articolato in 6 facoltà della Federico II, sulla possibilità di 
		pensare ad una bonifica eco-compatibile, contrapposta alle costosissime 
		tecniche chimiche di bonifica, di quei siti che non sono inquinati da 
		rifiuti tossici, ma solo da agenti organici.
		
		A tale contributo segue poi la risposta 
		di Alessandro D’Aloia ad alcune questioni poste nello scorso numero dal 
		nostro collaboratore G. Cosenza, ed in particolare sui temi della destra 
		e della sinistra, della città, e della questione, problematica, del 
		rapporto che sussiste ormai nel capitalismo attuale fra vecchie e nuove 
		forme di schiavismo.
		
		Abbiamo infine, per quanto riguarda le 
		recensioni, due interessanti presentazioni di libri.
		
		Buona lettura a tutti.
		La Redazione.
		
		GENNAIO 2014