INTERVISTA A ROBERTO FICO, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI
Salvatore Marfella
		Il 
		Movimento 5 Stelle (d’ora in poi M5S) è stato sicuramente la grande 
		sorpresa delle ultime elezioni politiche tenutesi, come si sa, nel 
		febbraio dell’anno scorso. Esso ha ottenuto un numero di consensi 
		incredibile, “rischiando” di essere la prima forza politica. In termini 
		di numero di voti ottenuti, infatti, il M5S è arrivato secondo (e di 
		pochissimo), tallonando il Partito Democratico, forza politica 
		diversissima ma oramai già più che consolidata nello scenario politico 
		italiano. Il M5S è stato il primo caso in Italia di una forza politica 
		che trae la sua origine da un blog, sebbene tra i più seguiti al mondo: 
		parliamo ovviamente del blog appartenente all’ex-comico Beppe Grillo. Il 
		“partito di Grillo” organizza la sua azione ed il suo programma politico 
		facendo votare gli iscritti attraverso la “piattaforma virtuale” per 
		tutto ciò che riguarda le persone da candidare, il programma da scrivere 
		e le decisioni da prendere, compreso, talvolta e quando i tempi lo 
		consentono, il voto parlamentare. Al di là dei limiti e dei difetti che 
		molti detrattori possono attribuire al M5S (tra tutte l’accusa 
		principale è quella di totale mancanza di vera autonomia decisionale), è 
		un dato indiscutibile che il sistema di comunicazione da esso adottato 
		ed i risultati conseguiti ne fanno un fenomeno con il quale è 
		impossibile non confrontarsi. Per questa ragione, abbiamo intervistato 
		Roberto Fico, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, ponendogli 
		alcune domande sulla Rete e sul modo in cui il M5S si serve di questo 
		strumento.
		
		1)
		Come nasce politicamente il M5S? 
		C’è stata una precisa e studiata strategia che avete seguito oppure è 
		avvenuto tutto un po’ per caso col susseguirsi degli avvenimenti 
		politici del nostro Paese?
		
		
		Nessuna strategia e neanche il puro caso. Tutto nasce da un’esigenza, 
		almeno è stato così per me ma credo di poter parlare a nome di molte 
		persone. I cittadini si sono incontrati in rete, poi nei territori. 
		Hanno discusso dei problemi del proprio quartiere, della propria città o 
		regione, elaborando anche progetti da presentare alle Istituzioni per 
		risolvere quei problemi. Volevamo creare un meccanismo virtuoso di 
		collaborazione con Comuni, Regioni che non è stato possibile per la 
		totale chiusura degli esponenti politici. Abbiamo così deciso di 
		impegnarci in prima persona, candidandoci alle elezioni amministrative, 
		poi nazionali, ora europee. Il nostro è un progetto a tempo determinato, 
		siamo cittadini. Abbiamo deciso di dedicarci per un periodo limitato 
		alla “cosa pubblica”, poi torneremo alle nostre vite. Non ci interessa 
		fare carriera politica, ma riportare il cittadino e le sue esigenze al 
		centro della vita pubblica. Vogliamo smantellare il sistema di partiti e 
		lobby con commistioni con la criminalità organizzata che si è imposto 
		negli anni. E solo portando all’interno delle istituzioni persone 
		libere, oneste, non soggette a logiche di partito potremmo provare a 
		cambiare qualcosa.
		
		2) 
		Esiste qualche esperienza in ambito europeo e/o mondiale cui vi siete 
		ispirati o che, al contrario, vi ha imitati?
		
		
		Nessuna in particolare. Ritengo che ciò che è avvenuto in Italia con il 
		M5S non abbia precedenti. C’è stata l’esperienza dei Pirati in Danimarca 
		ma era un’altra cosa. Ci sono sicuramente altri movimenti nel mondo e 
		c’è senza dubbio un fermento sociale e politico che fa della rete il 
		nuovo strumento di comunicazione, diffusione e organizzazione. Ma il M5S 
		ha fatto proprie queste modalità e le ha messe a contatto con la realtà 
		italiana che è diversa da tutte le altre.
		
		3) Il 
		M5S ha ottenuto alle ultime elezioni politiche circa 9 milioni di voti, 
		un record assoluto per una prima partecipazioni alle consultazioni 
		nazionali. Tuttavia nelle vostre consultazioni on-line, cioè quando 
		mettete ai voti una legge o una decisione, il numero dei votanti è al 
		massimo di 40.000 persone, cioè meno dell’1% dei vostri elettori. Che 
		spiegazione ti sei dato al riguardo?
		
		
		Nelle nostre consultazioni on-line votano gli iscritti certificati al 
		Movimento, che sono attualmente quasi 80 mila persone. Alle elezioni 
		politiche hanno votato per il M5S cittadini non iscritti che ci hanno 
		ascoltato durante il nostro tour, che ci hanno cercato in rete o che 
		semplicemente hanno deciso di scegliere altri cittadini, e non politici 
		di professione, come loro rappresentanti nelle Istituzioni.
		
		4) 
		Cosa rispondi a chi dice che i meccanismi di controllo di queste 
		votazioni, ancorché a partecipazione ridotta, sono “opachi”, cioè che i 
		dati potrebbero essere manomessi?
		
		
		Lo escludo totalmente. A chi interesserebbe manomettere i risultati? 
		L’idea del M5S morirebbe nel preciso istante in cui si registrasse un 
		episodio di questo tipo.
		
		5) Il 
		M5S, per sua precisa scelta, non ha sedi di partito. Vi capita spesso di 
		incontrare persone che vi chiedono di creare dei luoghi d’incontro 
		“fisici” e non virtuali perché, non usando essi il
		pc, si sentono un po’ 
		tagliati fuori? Insomma, come pensate di raggiungere gli “analfabeti” 
		della Rete che in Italia ammontano ad un numero cospicuo?
		
		
		Sì, non abbiamo sedi, anche se qualche gruppo locale si è organizzato 
		con piccoli spazi di incontro. Ma credo che l’idea di essere senza 
		postazioni fisse sia bellissima e rispecchi a pieno lo spirito che anima 
		il movimento, che, ripeto, è un progetto a tempo determinato. Non ha 
		bisogno di costruirsi una precisa collocazione fisica e geografica. 
		Tuttavia noi ci incontriamo continuamente, organizziamo spessissimo 
		riunioni, ma non potrebbe essere altrimenti. La rete non può sostituire 
		l’incontro di persone. Può essere usata per aggregare, passare 
		informazioni, velocizzare dei processi. Ma se non ci guardassimo poi 
		negli occhi, non potremmo far nulla.
		
		6) 
		Voi decidete tutto in rete: candidature (le famose “parlamentarie”), 
		leggi, persino decisioni sull’operato di singoli parlamentari. Non temi 
		che questo a volte rischia di danneggiare l’efficacia del vostro 
		operato, ad esempio, quando c’è da prendere decisioni importanti e 
		immediate e la consultazione del web, non dando risultati immediati, 
		crea delle farragini, come nel caso della legge elettorale?
		
		
		Ecco proprio la legge elettorale è un ottimo esempio. Ci ricordiamo 
		tutti gli annunci di Renzi e la fretta di portare a casa il “risultato”. 
		Dopo il primo passaggio alla Camera dov’è finito l’Italicum? 
		Gli stessi alleati del pd 
		parlano di un rischio “Vietnam” al passaggio della legge al Senato. 
		Potrebbero cambiare degli aspetti, o forse no. Intanto c’è la trattativa 
		in corso tra i partiti e, all’interno degli stessi, tra le diverse 
		correnti. Parleranno di ciò che è meglio per tutti? Cercheranno di 
		individuare il migliore strumento per gli elettori? No. Stanno parlando 
		del loro potere, dell’orticello che devono preservare, delle azioni che 
		devono porre in essere strategicamente per non scomparire come forze 
		politiche. È trasparente tutto questo? È uno spettacolo dignitoso per i 
		cittadini? Noi invece stiamo sperimentando qualcosa mai fatto prima: gli 
		stessi cittadini studiano insieme la riforma elettorale decidendo, step 
		dopo step, le linee guida. La legge risponderà alle loro esigenze.
		
		7) 
		Qualche anno fa qualcuno propose di conferire il Nobel per la Pace a 
		Internet. Tu saresti d’accordo?
		
		
		Sono d’accordo sul ruolo decisivo che ha assunto Internet. È uno 
		strumento incredibile, forse l’invenzione più importante del
		xx secolo. Dipende, poi, dall’uso che se ne fa. Ci sono molti 
		modi per utilizzare la rete e per le finalità più disparate. Internet e 
		social network hanno un potenziale prezioso: dando la possibilità di 
		interagire e di scambiare informazioni, permettono di unire le persone 
		come in una comunità, un qualcosa che negli anni è andato perduto a 
		vantaggio di un più spinto individualismo. E lo abbiamo visto non solo 
		in politica, ma nei vari ambiti di vita. Possiamo e dobbiamo 
		riacquistare un senso di agire comune, anche mantenendo posizioni e idee 
		diverse. E ritengo che la rete possa essere un valido strumento in tal 
		senso.
		
		8) È 
		corretto dire che, a lungo termine, l’obiettivo di gruppi politici come 
		il M5S è quello di soppiantare la democrazia rappresentativa a favore di 
		questo nuovo “verbo”, cioè la democrazia 2.0?
		
		Se 
		dovessimo parlare di una dimensione “ideale”, la democrazia diretta 
		sarebbe una forma interessante che vedrebbe i cittadini decidere delle 
		questioni comuni senza mediazioni. Una modalità come questa, però, non 
		esclude necessariamente l’altra. La democrazia rappresentativa può 
		coniugarsi con forme dirette di consultazione su temi specifici. Tra gli 
		obiettivi del M5S c’è senza dubbio la riforma degli strumenti di 
		partecipazione popolare. L’introduzione di referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum è nel 
		nostro programma. Anche se è vero che forse un giorno, quando la 
		democrazia diretta avrà modo di essere praticata in maniera efficace e 
		diffusa, il metodo decisionale della democrazia rappresentativa potrebbe 
		farci sorridere.
		
		APRILE 2014