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		marginalità da quando esso non rappresenta più un oggetto di critica e 
		di riflessione. Ma le “rubriche” della rivista mirano a configurarsi 
		come gruppi di studio attorno ai loro oggetti di interesse, da qui la 
		proposta, a chiunque ritenga la problematica spaziale uno degli elementi 
		centrali per l’esercizio attivo da parte dell’uomo sul proprio ambiente 
		di vita, di dare il proprio contributo di studio e proposta alla 
		formazione di un insieme di persone impegnate sul tema. La proposta non 
		si rivolge solo a chi sente di possedere una formazione in qualche 
		disciplina specifica di conformazione spaziale, ma anche a chi, 
		provenendo da altri tipi di formazione e sensibilità crede di poter 
		arricchire i punti di vista sulla spazialità contemporanea e le sue 
		trasformazioni in atto, anche con sguardi trasversali. La crisi del 
		significato del termine “città”, che opera già da parecchi decenni, si 
		amplifica nell’epoca della smaterializzazione dello spazio e della 
		conseguente proiezione della soggettività individuale in una spazialità 
		sempre più virtuale ed ego-centrata in cui la relazione con l’altro 
		risulta soppressa. Si tratta di un processo irreversibile? Si potrebbe 
		cominciare a discutere da qui...
		
		Prospettive della ricerca
		
		La cattura del soggetto all’interno di uno spazio reale o virtuale 
		preconfezionato e non modificabile costituisce uno dei modi attraverso i 
		quali l’espressione dei singoli, condannati ad un’esperienza ridotta a 
		quella di puri spettatori di un mondo concepito sempre da altri e sempre 
		più alieno, è impedita. La città materiale se conserva un senso, lo fa 
		in ragione del suo essere opera collettiva, testo aperto, in cui i 
		singoli, iscrivendo il proprio contributo parziale, contribuiscono anche 
		alla costruzione di se stessi. Se non si dà possibilità di espressione 
		non si dà soggettività. In che modo è possibile, nella situazione 
		attuale riconquistare il ruolo attivo di ognuno nella conformazione del 
		proprio ambiente e attraverso di esso alla definizione non alienata di 
		sé? Quali strumenti è possibile immaginare per la messa a frutto di 
		pratiche di riappropriazione spaziale e del proprio “diritto alla città” 
		in un’epoca in cui lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione ed 
		interrelazione contribuiscono, paradossalmente, proprio all’isolamento 
		dell’individuo? Come concepire strumenti aperti di governo dell’ambiente 
		in una fase di crisi (terminale?) delle vecchie forme di democrazia che 
		hanno condotto alla situazione attuale? Che tipo di spazialità potrebbe 
		sortire da forme di partecipazione capaci di amplificare enormemente la 
		creatività sociale? La questione dello spazio non pone, in fondo, il 
		problema del ripensamento dello sforzo creativo dell’uomo, fin’ora 
		dirottato in occupazioni tanto dannose quanto sterili, in nome di 
		un’accumulazione del tutto de-territorializzata?
		
		Articoli già presenti sulla rivista: 
		False città; 
		Ricordi 
		della periferia napoletana; 
		Spazio ed espressione: partecipazione 
		urbanistica, esperienza chiusa o possibilità aperta?; 
		TAV: ci sono due 
		maniere di tracciare una strada (…e una ferrovia);
		
		KIKU, piattaforma web per l'auto-ricostruzione de L'Aquila;
		La fine dell'anti-città? 
		Benevolo e Boeri sul destino dell'urbanesimo;
		Città 
		Future. ovvero il futuro della città;
		Virt-reality show. Simulacri 
		in città;
		
		David Harvey, «Il capitalismo contro il diritto alla città». Urbanità e 
		marxismo; La 
		decostruzione della città.
		
		Testi classici di riferimento: Hans Bernoulli, La città e il 
		suolo urbano (1951); Aldo Rossi, L’architettura della città
		(1966); Henri Lefebvre, Il diritto alla città (1968); 
		Henri Lefebvre, La rivoluzione urbana (1970); Henri Lefebvre,
		La produzione dello spazio (1974); Vezio De Lucia, Se 
		questa è una città (1989);  
		
		Testi più recenti oggetto di analisi: David Harvey, Il 
		capitalismo contro il diritto alla città, David Harvey, La crisi 
		della modernità (2002), Mike Davis, Città morte (2004), 
		Stefano Boeri, L’anti-città (2011); Leonardo Benevolo, La 
		fine della città (2011); Leonardo Benvolo, Il tracollo 
		dell’urbanistica italiana (2012). 
		
		Membri del gruppo di ricerca: il gruppo è da formare
		
		Link di interesse: 
	
		
		Babel2 
		abitare critico; Eddyburg, 
		urbanistica, politica, società;
		Kiku 
		la priattaforma informatica per la ricostruzione de L'Aquila;
		Paolo Soleri, 
		Una città per salvare l'uomo (documentario),
		
		Pasolini e... la forma della città.